“Oggi ho scritto la storia”: Kipchoge fa il record del mondo a Berlino. E già pensa alle Olimpiadi
Impresa straordinaria del runner kenyano che ha corso in 2h01’39”, ovvero a un ritmo di 2’53” al chilometro. Ecco i segreti di quello che può ormai definirsi il miglior maratoneta di sempre
di
Alberto Stretti – da www.repubblica.it
BERLINO – “Oggi ho scritto la storia “. Eliud Kipchoge introduce senza mezzi termini la conferenza stampa dopo la leggendaria vittoria alla BerlinMarathon nella quale ha segnato il nuovo record del mondo sui 42,195 km: 2h01’39”, che significa correre ad un ritmo di 2’53” al chilometro e di 20,81 chilometri all’ora. Tanti si aspettavano questo exploit dopo i due tentativi di Berlino 2017 (2h03’32” nonostante il maltempo) e di Londra la scorsa primavera (2h04′ , in quel caso nonostate il caldo elevato).
Proprio quella del meteo è una prima chiave di lettura della gara di Berlino: condizioni climatiche alla partenza perfette che lasciavano presagire una giornata da leggenda. E così è stato. Pilotato dai fedeli pacers, il runner kenyota si involava da subito, siglando poi passaggi incredibili come il 61’06” alla mezzamaratona, la successiva progressione fino a 1h26’45” del trentesimo chilometro, ovvero il crono più veloce di sempre su quella distanza “spuria”. Negli ultimi 2197 metri Kipchoge realizza qualcosa di unico, mantenendo un ritmo superlativo e chiudendoli in 6’08”: mai nessun umano aveva corso cosi forte dal cartello del quarantesimo chilometro.
Proprio il discorso relativo ai pacers rende ancora più immensa l’impresa di Eliud: il piano doveva portarlo a correre scortato fino oltre il trentesimo chilometro ma, causa imprevisti fisici dei gregari, si è trovato “scoperto” già al venticinquesimo chilometro, dunque correre con quella spinta e quella elasticità per diciassette chilometri è stato davvero straordinario.
Ma qual è il segreto di Kipchoge? Citando le parole del grande coach italiano Renato Canova, “a Berlino Eliud ha dimostrato prima di tutto che anche il recupero è importante. Ha dimostrato inoltre che una preparazione fisica sempre attiva permette di mantenere elasticità e di far crescere anche il proprio livello atletico.Tutto questo abbinato ad una grande preparazione mentale focalizzata su un obiettivo. Insegnerò ai nuovi atleti proprio questa logica – dice ancora Canova -. Eliud oggi ha aperto una nuova strada nella preparazione per tutti noi “.
Il focus su un obiettivo ben preciso senza alcuna distrazione, pare essere un altro segreto del campione keniano: in un mondo social, spesso Kipchoge si isola per lunghi periodi proprio per non subire distrazioni, tanto da risultare spesso irraggiungibile attraverso gli strumenti di comunicazione moderna.
I suoi successi,12 maratone vinte sulle 13 partecipate, sono costruiti con un lavoro mentale incredibile che lo porta a concentrare le proprie energie su ogni singolo obiettivo e lavorare solo in funzione di quello. Stimoli che non mancano mai, come spiega il manager di Kipchoge Jos Hermens: “Eliud già sta guardando avanti e il prossimo grande traguardo sarà la conferma del titolo olimpico a Tokyo 2020” .
A Hermens, dalla cui scuderia sono usciti alcuni dei migliori talenti al mondo come Kenenisa Bekele e Haile Gebreselassie, abbiamo chiesto se Kipchoge si possa considerare il piu grande maratoneta di sempre: “Lo possiamo affermare senza ombra di dubbio. Ciò che ha fatto Eliud a Berlino è qualcosa di pazzesco, ci vorrà qualche giorno per capirne al meglio la portata da ogni punto di vista”.
Kipchoge nel 2017, nell’avveniristica avventura sul circuito di Monza, avrebbe voluto realizzare un’impresa unica dimostrando la possibilita’ umana di correre una maratona sotto le due ore. “Sbagliò” per soli 25 secondi ma, con quell’impresa, inziò il suo approccio tattico differente alle competizioni. La convinzione che nessun limite possa bloccare i nostri progetti.
Kipchoge ha dimostrato ancora una volta tutta la sua umanità con la corsa liberatoria lungo il viale d’arrivo berlinese, battendo la mano a tutti. E ha dimostrato quanto fosse concentrato sulla gara con l’abbraccio “strappalacrime” al suo allenatore poco dopo il traguardo.
Eliud, di base a Kaptagat in Kenya dove vive in un training camp con blasonati compagni di allenamento come il campione del mondo Abel Kirui, si allena da sempre con l’ex siepista Patrick Sang che ricordiamo battagliare contro il nostro Francesco Panetta a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Con lui Kipchoge ha costruito un rapporto incredibile e da sempre considera il suo allenatore come prima fonte ispiratrice.
“Tutti mi dicevano che era folle passare a metà gara in 61′ – ha spiegato Kipchoge in conferenza stampa – ma io sentivo dentro di me che farlo non avrebbe precluso nulla e quindi ho deciso così. Poi ero allenato per correre la seconda parte più forte ed infatti l’ho fatta in 60’34” “.
Le condizioni meteo oggi sono state propizione anche per la gara femminile, nella quale la keniana Gladys Cherono ha segnato il record del percorso (almeno un pò di Italia in questo successo essendo allenata e gestita dallo staff del manager Gianni DeMadonna ) e tutto il podio ha corso sotto le 2h19′, prima volta nella storia.
La ricerca di continui stimoli sarà per Kipchoge la chiave del futuro, nonostante una carriera che con l’impresa di oggi lo ha già consacrato come il miglior maratoneta di sempre. L’apuntamento è per il prossimo anno: “Ho corso 2h01′ oggi, avevo già corso 2h03′ e 2h04′, mi manca una maratona in 2h02 ” ha detto scherzosamente Eliud. Ma vista la sempre maggiore consapevolezza dei propri mezzi atletici, aleggia la domanda di fondo: Kipchoge riprovera’ mai l’esperimento di Monza? Dopo la gara di Berlino cominciamo a pensare che il muro delle due ore possa davvero crollare.
di
Alberto Stretti da www.repubblica.it